Andrea Sciavarrello e La Computer Art, Fusione tra passione e ambiente.

Era il 1983, quando in me scaturì il desiderio di unire la passione che avevo per gli elaboratori elettronici alla costante presenza dell’arte, che ritrovavo sovente in ogni ambiente frequentato.

Incancellabile in me il ricordo degli incontri che mio padre teneva spesso con gli amici, maestri d’arte anch’essi, illustrando agli allievi le tecniche di disegno.

Quindi, era come stare in famiglia, come un padre trasmette ai figli il proprio sapere.

Allora ragazzino,  ero lì, solo la timidezza della mia tenera età manteneva un distacco da quei giovani allievi, ancora oggi la reminiscenza di quegli attimi risveglia in me gocce di malinconia.

Il fascino dell’arte.

E fu così che, incantato dalle realizzazioni artistiche, e appassionato dai risultati che gli elaboratori iniziavano ad ottenere, intrapresi gli studi sulla possibilità di creare arte con i computer.

Entrai in un mondo tutto nuovo, soprattutto per quel periodo.

A dire il vero, gli elaboratori per disegnare esistevano, erano macchine costosissime, che solo grandi industrie avrebbero potuto permettersi.

D’altra parte, in quel periodo si vedevano solo stampanti enormi come stanze, e processori grandi come automobili.

Successivamente, alcune case produttrici commercializzarono finalmente elaboratori elettronici per la grafica a prezzi più contenuti, mi avvicinai così al mio primo calcolatore grafico.

Notti intere per un parallelepipedo in 3D

Posso affermare che la velocità di elaborazione di quei tempi oggi sarebbe ridicola.

Tuttavia il fascino della produzione d’arte con un computer, a quei tempi cancellava il tempo trascorso davanti allo schermo per la creazione di un quadro.

In conclusione, nacquero le mie prime mostre d’arte, le “Print Picture”.

Di conseguenza, riuscii ad affascinare i maestri d’arte, che appoggiavano in pieno la novità, sostenendomi nel proseguire la strada intrapresa.

Di seguito, riporto con piacere uno degli articoli che apparve allora su un quotidiano, dedicatomi da uno dei maestri d’arte.

 

Andrea Sciavarrello e la Computer Art.

Dal taccuino di un pittore – di Giuseppe finocchiaro D’Inessa

 

Viene gran voglia di avere

un paio d’ali e volare per

il libero cielo, penetrare

nel mistero che tiene insieme il Cosmo.

 

“Non è facile entrare nel linguaggio elaborato dalla Computer Art senza che una esigenza interiore vicina a quella dell’operatore-artista ne dia la scintilla.

Lo stesso si direbbe dell’Action Painting oppure del Dripping.

Ove la successione o la simultaneità del tracciato segnico non è un fatto casuale, ma certamente voluto, elaborato e determinato nella mente dell’autore.

In realtà, nell’uno e nell’altro caso, il prodotto scaturisce da qualcosa fortemente sofferta che prende forma e sostanza nell’attimo creativo.

Nel Dripping le macchie di colore sono date dal gesto, mentre nell’elaborazione elettronica nascono dalle varianti di reazioni dei punti elettronici (i Pixels) deputati a comporre le immagini.

La videografica

Qualche anno addietro ebbi occasione di scrivere una breve nota sulla videografica di Andrea Sciavarrello sollecitato da quel non so che di fascinoso che emana dal suo modo particolare e fantastico di manipolare col computer che non è un gioco.

È capitato di vedere altre persone trastullarsi con lo stesso mezzo ma è tutt’altra cosa.

Non ho provato né fascino, né la minima emozione: un mero passatempo non dissimile da un comune flipper.

Andrea è alieno da ciò, va in profondità, agevolato dalla padronanza tecnica che gli permette di calcolare un’infinità di raffinatezze all’unisono con la sua squisita sensibilità di puro artista.

Purissimo, in effetti, è il suo linguaggio ricco di teoremi suggestivi.

Un racconto videografico in chiave di punti e linee che non ha un nome, ma che porta in sé quell’anelito innato nell’uomo di andare oltre il visibile, di non fermarsi all’immanente (vengono in mente le inimitabili astrazioni di Paul Klee).

Il dipinto, come una composizione musicale.

Si trova in Andrea Sciavarrello il desiderio di liberarsi dalle pastoie tradizionali della pittura.

Infatti, per questo motivo egli va alla ricerca di un linguaggio simile a quello musicale attraverso il quale l’artista punta la prora all’infinito.

Nello spazio cosmico da farci apparire dei minuscoli astronauti in cerca di nuovi mondi, di creature astrali, o piuttosto di quell’Uno, che è il buon Dio, creatore dell’universo.

Al cospetto della videografica di Andrea il cuore batte forte, viene gran voglia di avere un paio d’ali e volare per il libero cielo, penetrare nel mistero che tiene insieme il Cosmo.

Il desiderio del divenire lo spinge a liberarsi dai vincoli terreni, superare le debolezze dell’uomo, trascurando del tutto i fatti, i paesi, i templi, la gente, ecc.

Per nutrirsi, di armonie vaganti per i cieli che solo il pensiero può intuire”.