Della rosa in dono vediamo solo le spine

Della rosa in dono vediamo solo le spine, è purtroppo una frase che si addice ai tempi odierni.

La quotidianità ci attornia di doni a noi spesso quasi invisibili.

Eppure sono lì, a portata di mano, appartengono alla nostra vita, ma li ha resi “normali” ai nostri occhi.

E così ci siamo disabituati ad osservarne la bellezza, a coglierne il valore.

Il problema è che voltiamo verso strade diverse dalla bellezza, perché siamo impegnati con le priorità della sopravvivenza.

Infatti, sopravviviamo senza più vivere la bellezza delle cose, corriamo costantemente presi dallo stress alla ricerca di soluzioni per la vita.

Proprio questa ricerca non ci consente di soffermarci ad assorbire la bellezza della vita.

“Così, guardiamo senza vedere e ascoltiamo senza udire”, trovo che questa frase letta in un libro esprima pienamente il concetto.

Partendo dalle piccole cose, possiamo recuperare passo dopo passo i valori estinti, avviando così una rinascita dell’essere.

I Valori

Un bel gesto, la gentilezza, la cortesia, il garbo, un fiore in dono, il sorriso di un estraneo.

La bellezza di queste peculiarità umane aggiunte a quelle della natura, rendono la vita più lieta.

Anche quando demoralizzati, pensiamo di aver raggiunto la circostanza peggiore.

Sfortunatamente, tendiamo a sopprimere la bellezza che abbiamo dentro.

Ne disponiamo tutti, ma fatichiamo a sprigionarla.

Questo sopravviene probabilmente per esperienze alle quali si è andati incontro nella vita.

Oppure per via di preoccupazioni che prevalgono sulla serenità.

Forse anche per timidezza. per diffidenza  o semplicemente per “lasciar perdere”.

In questo modo la nostra immagine viene sfalsata.

L’interazione con gli altri è diversa rispetto al nostro vero essere, alla nostra essenza.

E la lettura della vita ai nostri occhi viene distorta da una lucidità contraffatta.

Dovremmo impratichirci almeno in parte, a tornare bambini, quando la purezza dell’infanzia prevaleva sulla bellezza interiore.

La difesa

Crescendo, le esperienze della vita hanno foggiato gradualmente il nostro essere, alterando le interazioni con gli altri e l’interpretazione delle cose.

Inducendoci così a una difesa che precede l’accettazione.

Interponiamo in questo modo, una barriera contro il potenziale pericolo prima di poterne cogliere la bellezza, schermandoci ancor prima che se ne presenti la necessità.

Fermandoci spesso esclusivamente a quella inutile prima falsa impressione.

Infatti: Della rosa in dono vediamo solo le spine.

Il profumo non attira la nostra attenzione, e neanche i petali vellutati o il colore, siamo attratti dalle spine, per evitare di pungerci.

Tutelarsi è giusto, ma é opportuno anche dosare il grado di protezione, altrimenti da quante cose ci precludiamo?

Quali elementi hanno condizionato la nostra vita guidandoci verso la difesa prima della bellezza?

La delusione

Aver subìto una sola delusione basta per mettere in azione le difese.

La provenienza o la consistenza importano poco, l’insoddisfazione assimilata viene conservata per la prima occasione a venire.

Causata dal lavoro, da un amicizia, dalla famiglia, o da qualsiasi altra motivazione, essa avvia in noi un principio di diffidenza.

La diffidenza

La diffidenza ci inibisce dai rapporti sociali.

Ci invoglia a mantenere la distanza, quel distacco che ci guida ai mille “perché”.

E a quei perché siamo noi stessi a dare le risposte, senza neanche concedere all’altra persona l’opportunità di replica.

E i nostri riscontri si riferiscono spesso all’obiettivo presunto che pensiamo che l’altra persona voglia raggiungere.

Probabilmente è solo gentile.

Magari desidera solo socializzare.

Ma noi, disabituati e diffidenti, continuiamo nella nostra mente con i “perché”.

Giusto dubitare, ma nutrire i dubbi prima di una corretta valutazione, è come andare al mare e asciugarsi prima di aver fatto il bagno.

Di certo sarà stata l’evoluzione della società a condurci verso questo atteggiamento, ma lasciarsi travolgere dall’onda significherebbe approvare il crollo dell’umanità.

Cedimento già avvenuto in buona parte.

L’orgoglio

È forse una parte del nostro orgoglio che accresce in noi la presunzione della difesa? Dovremmo metterlo da parte?

Personalmente, credo che dovremmo alimentarlo inorgogliendoci della capacità di accettazione alla socializzazione con la giusta salvaguardia.

Metterlo da parte per recuperare un bel rapporto perduto potrebbe essere bellezza.

La moderazione tra accettazione e difesa fa di noi persone equilibrate.

Così come soffermarsi alle bellezze della vita, fa di noi esseri stabili, moderati, rigenerati.

E la socializzazione, a mio parere è uno dei pregi che non dovremmo perdere.

Dedichiamoci alla bellezza ed entusiasmiamoci.

L’entusiasmo

Immaginiamo il tepore del sole sul nostro viso, dopo diverse giornate di freddo.

Siamo lì, con gli occhi chiusi concentrati a goderne il lieve calore.

Questo è l’entusiasmo di cui parlo, quello che suscita il nostro interesse emotivo, intenso, passionale.

Cerchiamo la bellezza nella semplicità, facciamola nostra vivendola in prima persona, e ci accorgeremo della sua grandezza.

C’è magari chi anziché il sole preferisce lasciarsi bagnare da qualche goccia di pioggia.

Il rumore del mare, un quadro, la musica, l’arte in genere.

Un angolo della città, o la campagna.

La compagnia di una bella persona.

Non occorrono ore o giorni interi, a volte pochi minuti valgono come intere settimane o mesi, in certi casi quei pochi minuti rimangono per la vita.

Non occorre capire il “perché” o l’obiettivo di quel tempo trascorso in bellezza.

Poiché la risposta è la grande ricchezza che quel tempo stesso ci ha donato.

Un tempo, dove il presente è composto dal nostro essere assoluto, senza tempo e senza età.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento