Andrea Sciavarrello nel1983, decise di unire la passione per gli elaboratori elettronici alla costante presenza dell’arte.
Incantato dalle realizzazioni artistiche, e appassionato dai risultati che gli elaboratori iniziavano ad ottenere, intraprese gli studi sulla possibilità di creare arte con i computer.
Nacque così il periodo della “Print Picture”, e delle mostre d’arte con opere realizzate al computer.
Così, riuscì ad affascinare i maestri d’arte, che appoggiavano in pieno la novità, sostenendolo nel proseguire la strada intrapresa.
Disse della sua arte il maestro D’Inessa:
Viene gran voglia di avere
un paio d’ali e volare per
il libero cielo, penetrare
nel mistero che tiene insieme il Cosmo.
“Non è facile entrare nel linguaggio elaborato dalla Computer Art senza che una esigenza interiore vicina a quella dell’operatore-artista ne dia la scintilla.”
Qualche anno addietro ebbi occasione di scrivere una breve nota sulla videografica di Andrea Sciavarrello sollecitato da quel non so che di fascinoso che emana dal suo modo particolare e fantastico di manipolare col computer che non è un gioco.
È capitato di vedere altre persone trastullarsi con lo stesso mezzo ma è tutt’altra cosa.
Non ho provato né fascino, né la minima emozione: un mero passatempo non dissimile da un comune flipper.
Andrea è alieno da ciò, va in profondità, agevolato dalla padronanza tecnica che gli permette di calcolare un’infinità di raffinatezze all’unisono con la sua squisita sensibilità di puro artista.
Purissimo, in effetti, è il suo linguaggio ricco di teoremi suggestivi.
Un racconto videografico in chiave di punti e linee che non ha un nome, ma che porta in sé quell’anelito innato nell’uomo di andare oltre il visibile, di non fermarsi all’immanente (vengono in mente le inimitabili astrazioni di Paul Klee).
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